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Sono passati due mesi dall’inizio della quarantena e ora è giunto il momento di tirare le somme.

E’ passata una settimana dall’inizio della Fase 2: la fase della speranza, della “luce in fondo al tunnel”.

La fase in cui ognuno spera che il peggio sia passato.

Nonostante la distanza interpersonale a cui siamo costretti, nonostante la nuova quotidianità paradossale in cui ci confrontiamo ogni giorno, è la fase in cui ci sembra di aver raggiunto la cima di una montagna.

Siamo felici di questa “semilibertà acquisita“, in cui ognuno può finalmente rivedere gli affetti più cari, può gioire davanti ai colori della natura e in cui può ripartire da dove era rimasto.

Sono state giornate di riflessioni e di bilanci, ma anche giornate in cui, finalmente, si respira un’aria diversa.

Mi sono soffermata a pensare a quello che è appena successo, ai due mesi assurdi appena trascorsi e alla realtà in cui improvvisamente siamo stati catapultati. Alla cosiddetta “Fase 1”. Chi se la potrà mai dimenticare?

Sono sempre rimasta concentrata a pensare a quando tutto questo sarebbe finito, che non ho mai pensato a quello che tutti quanti stavamo vivendo, a quanto sia stato surreale, a quanto dopo questo momento storico ci sarà sempre un “prima” e un “dopo”.

Prima della quarantena e dopo la quarantena.

Il “prima” è un passato fatto di ricordi di viaggio e momenti felici, un passato consolatorio, che ci rassicura e dal quale non vogliamo staccarci. Il “dopo” è un futuro incerto e difficile da immaginare.

E’ questa la fase in cui iniziamo a metabolizzare e a tirare le somme. Come dopo una guerra, che però non è ancora finita.

Nessuno si potrà mai dimenticare tutto questo e, purtroppo, ne usciremo provati. Ma anche fortificati. Come dopo tutti i momenti di difficoltà, che quando non uccidono, fortificano.

Il tempo è trascorso velocissimo, pur sembrando un’eternità. Due mesi che sembrano un anno, ma due mesi che sono volati.

Un tempo lento, dilatato, sospeso. Un tempo in cui ognuno di noi ha ridefinito le proprie priorità, ha ripreso in mano la propria vita e avuto modo di pensare a ciò che spesso era stato messo da parte.

Un tempo in eccesso. Un tempo che molti di noi hanno definito sterile. Ma lo è stato per davvero?

Non c’è davvero nessun lato positivo che possiamo trarre da questi due mesi chiusi in casa?

Io ad oggi credo che qualcosa di positivo ci sia.

E questo non vuol dire che tutti ne usciremo migliori, che l’Italia sarà più unita ecc. Purtroppo non ne se sono più così sicura.

Ma vuol dire che questa quarantena qualcosa mi ha insegnato, che qualcosa mi ha lasciato e che qualcosa è cambiato.

Prima di tutto ho imparato a non dare mai niente per scontato.

Neanche le piccole cose. Neanche la normalità. Neanche la quotidianità.

Io così frenetica, iperattiva, sempre alla ricerca di nuove destinazioni, sempre impegnata a programmare il prossimo viaggio, a sognare di essere dall’altra parte del mondo, sempre intenta a non stare mai ferma, ho imparato ad apprezzare l’ORDINARIO.

Che poi non è che prima non lo apprezzassi: amo la mia vita, il posto in cui vivo e la mia quotidianità. Solo che a volte me lo dimenticavo. Non mi ci soffermavo più, perchè era abitudine.

Ecco questo non succederà più.

Non mi dimenticherò di quanto siano preziose le mie abitudini e di quanto la perfezione sia sempre vicino a casa.

La prima volta che sono uscita dopo la quarantena mi sono emozionata tantissimo nel rivedere i posti preferiti della mia città, i colori del cielo, del mare, delle case: sono rinata letteralmente. Più di quanto mi sarei immaginata.

Ora non vedo l’ora di rivivere piano piano anche tutte le altre piccole cose che non ho potuto più fare in quest’ultimo periodo.

Voglio ricordarmi di tutto questo anche quando sarà novembre e pioverà tutti i giorni, ma io anziché  lamentarmi, invocare l’estate e appellarmi alla mia metereopatia, sarò contenta di dover uscire sotto un ombrello colorato…e magari anche rotto.

Perchè avrò la LIBERTÀ di poterlo fare.

Senza autocertificazioni, senza pensieri, senza limiti di tempo.

Altra cosa che ho imparato: sia sempre lodato il tempo, ma soprattutto la libertà per impiegarlo.

 

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